Il centro terapeutico di
Palazzo Francisci a Todi e il
Centro DAI a Città della Pieve offrono una modalità curativa che è racchiusa nella frase di Plotino affissa all’ingresso:
l’anima ha bisogno di un luogo; luogo come corpo, come spazio protetto di cura, di ascolto e di vita. Il percorso proposto ai pazienti è molto intenso ed è costituito dal tentativo di riattivare in loro la capacità di ascolto interiore, base fondativa per la costruzione del sé e per la nascita di un’identità integrata.
In questo progetto si inserisce l’ippoterapia, come strumento donato ai pazienti per potersi ascoltare e riconoscere. Si tratta di un progetto di counseling equestre in cui prendono forma modalità terapeutiche integrate tali da raggiungere la patologia in maniera globale su un piano sia psichico che corporeo. Lo scopo è quello di far sì che attraverso l’Arte Equestre le pazienti riescano a toccare l’umanità propria e delle altre persone.
In particolare si utilizza la relazione tra individuo e cavallo come strumento per acquisire consapevolezza della modalità di rapportarsi con se stessi e con gli altri. Trovandosi in un rapporto con l’animale, che non giudica e restituisce una comunicazione simmetrica a quella del mittente, il paziente si trova ad esplorare il canale corporeo nei movimenti, nelle sensazioni e negli impulsi da decifrare e gestire creativamente e autonomamente. Le attività si svolgono in moduli tematici sia esperienziali che elaborativi. A livello psichico, infatti, gli schemi di pensiero ossessivi devono essere oltrepassati per poter fare il salto della specie e relazionarsi con un animale. Nell’atto di rapportarsi ad un cavallo, dunque, l’individuo adopera in forma attiva e passiva tutti i sensi che possiede, rinunciando all’utilizzo della parola come titolare di valore intrinseco. Attraversando questo cambiamento di pensiero potrà tornare ad essa arricchito per saper vivere il pieno relazionarsi con il suo simile: l’uomo.
ll cavallo insegna agli umani l’amore, la comprensione, l’accoglienza affinché possano goderne con i propri simili. La risposta che aspetta è sempre sul canale della relazione e della fiducia, dell’accoglienza e della comunione, questo motiva le pazienti affette da disturbi alimentari alla guarigione, verso una personalità integra e un’identità compiuta poiché occorre una motivazione profonda per uscire da questo malessere.
Referente:
Marta Borsellini, email martaborsellini@hotmail.it
Ultimo aggiornamento: 18/05/2020