È dimostrato che una maggiore flessibilità di accoglienza dei familiari nelle strutture di Rianimazione / Terapia Intensiva accelera il recupero dei pazienti. Per questo nelle strutture di Rianimazione degli
ospedali di Città di Castello e di Gubbio-Gualdo Tadino della USL Umbria 1 è stato adottato un modello di Terapia Intensiva “Aperta”, in cui siano eliminate quelle barriere fisiche, temporali e relazionali non effettivamente utili alla cura del malato ed in cui venga promosso un trattamento personalizzato che tenga conto delle dimensioni fisiche, psicologiche e relazionali di ogni individuo.
Con tale tipologia assistenziale
- non è più richiesta la vestizione dei parenti (camici, mascherine, cuffie, soprascarpe...),
- è consentito l’ingresso in contemporanea di due visitatori per paziente
- e l’ingresso dei familiari è libero a partire dalle ore 13,
fermo restando la necessità di attenersi a precise disposizioni che regolano l’accesso dei visitatori oltre che dei professionisti sanitari.
Il modello della Rianimazione chiusa che fino a pocchissimi anni fa prevaleva ancora nelle terapie intensive si basava sul timore che le interferenze dei familiari potessero compromettere le attività di un reparto che opera in situazioni di estrema gravità ed emergenza, oltre che sulla convinzione che un accesso facilitato portasse ad un aumento del rischio di infezioni.
In realtà la letteratura ha dimostrato che
la chiusura delle aree intensive ai non sanitari e la loro vestizione non è determinante ai fini della prevenzione delle infezioni: i pazienti contraggono infezioni sostenute da microrganismi diversi da quelli di cui sono portatori i visitatori e l’apertura della terapia intensiva non si associa ad un aumento del rischio di infezioni, per le quali invece risultano essenziali il lavaggio delle mani all’entrata e all’uscita dal reparto e l’attuazione di corrette pratiche medico-infermieristiche.
Per appronfondimenti sul regolamento di accesso nei reparti di Rianimazione...
Ultimo aggiornamento: 03/11/2017