La ricerca di sangue occulto nelle feci, effettuata ogni due anni a partire dai 50 anni di età, è in grado di ridurre in maniera significativa l' incidenza e la mortalità per carcinoma del colon-retto. Questo esame, infatti, consente di individuare il tumore in una fase precoce, o addirittura di prevenirne l’insorgenza grazie all’identificazione e rimozione di polipi a rischio di trasformazione maligna.
A partire da gennaio 2011 è stato avviato il terzo round dello screening per la prevenzione del carcinoma del colon retto per i cittadini dai 50 ai 74 anni.
Pertanto è operativo l'invio a domicilio, tramite spedizione postale, del kit della ricerca del sangue occulto nelle feci; la spedizione degli inviti avverrà sulla base di un calendario articolato che prevede di coinvolgere tutta la popolazione interessata nell'arco temporale di 2 anni. I medici di medicina generale seguono direttamente il coinvolgimento nello screening di ogni assistito: sanno quando riceve il kit per l'esame, se aderisce allo screening, ne conoscono l'esito e sostengono i propri pazienti nel percorso in caso di problemi.
Programma di screening per la prevenzione dei carcinomi del colon retto
La Regione Umbria con Delibera 1021 del 22/06/05, ha promosso un programma di screening per la prevenzione e la diagnosi precoce dei tumori colon retto.
L'invito, ad eseguire il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci, è rivolto a tutti i cittadini di sesso maschile e femminile di età compresa fra i 50 e i 74 anni che non abbiano una storia precedente di carcinoma colon-rettale; tutti costoro ricevono, tramite Postel, una provetta per il prelievo del campione fecale, una lettera in cui è descritta la modalità di esecuzione del test ed un opuscolo informativo contenente tutte le informazioni sul programma di prevenzione.
Il carcinoma del colon retto
Il carcinoma colon- rettale (CCR) è una delle neoplasie più frequenti per incidenza e mortalità nei Paesi industrializzati: in Italia sono circa 28000 i nuovi casi diagnosticati ogni anno e 18000 i morti per questa neoplasia.
In Italia ogni anno sono diagnosticati 30-50 casi di tumori del colon retto ogni 100000 abitanti, ossia da 20000 a 30000 persone si ammalano ogni anno e la metà è destinata a morire a causa del tumore stesso.
E’ al secondo posto per frequenza in entrambi i sessi dopo il polmone nell’uomo e la mammella nella donna ed è più diffusa nelle regioni settentrionali, in particolare in Lombardia dove si registra il 18% di tutti i tumori del colon-retto italiani.
Probabilmente la differente alimentazione tra le regioni settentrionali e quelle meridionali è la principale causa della diversa incidenza inter-regionale di questa neoplasia nel nostro Paese.
L’Umbria si colloca fra le regioni a rischio medio-alto, con circa 42,9 decessi ogni 100000 maschi e 35,5 ogni 100000 femmine, con incidenza pari a 105,7 nuovi casi su 100000 nel sesso maschile e 75,9 casi su 100000 in quello femminile.
La sopravvivenza a 5 anni dipende dallo stadio alla diagnosi; infatti è del 90%quando la malattia è limitata alla parete intestinale, scende al 35-60% in caso di coinvolgimento dei linfonodi regionali ed è meno del 10% in soggetti con malattia metastatica.
Questi dati indicano che il cancro del colon-retto può essere considerato una delle emergenze nazionali, sia in termini di malattia sia di costi sociali ed economici, tanto da essere posto negli ultimi Piani Sanitari Nazionali come una delle priorità di intervento.
L’osservazione dei dati suggerisce che un efficace "screening" oggi può rappresentare un mezzo in grado di consentire una riduzione sia dell’incidenza sia della mortalità per questa neoplasia.
La prevenzione
La prevenzione può essere esercitata in due modi:
• Prevenzione primaria si basa sul tipo di alimentazione seguita, con riduzione del consumo di alimenti raffinati ad elevato contenuto calorico ed incremento di quelli ricchi in fibre.Maggior consumo di frutta, verdura e legumi, minor consumo di grassi saturi e di carni rosse.
• Prevenzione secondaria si basa sull’identificazione precoce del CCR o dei polipi adenomatosi che sono i precursori del CCR, interrompendo quindi la sequenza adenoma-carcinoma mediante la loro esportazione.
L’asportazione di tutti gli adenomi riduce l’incidenza attesa di CCR dell’80-90%.
L’80% dei nuovi casi di CCR si riscontra in soggetti asintomatici ed in assenza di conosciuti fattori di rischio.
Il 90% dei casi diagnosticati su base clinica riguarda individui sopra i 55 anni dove la malattia è localizzata soprattutto nel sigma e nel retto.
Complessivamente, le condizioni note che si pensa possano conferire un alto rischio di sviluppare CCR (sindromi ereditarie, spiccata familiarità per CCR, pregressi adenomi o CCR, malattie infiammatorie intestinali) consentono di individuare circa il 15-20% di tutti i casi incidenti di cancro.
Nella maggior parte dei casi il tumore origina per degenerazione di un polipo.
Il polipo è un’escrescenza benigna delle cellule della mucosa intestinale che si accresce all’interno del lume; in seguito diviene adenomatoso e in circa l’1% evolve verso un tumore maligno che si infiltra nello spessore della parete intestinale invadendo poi le strutture e gli organi circostanti.
I fattori di rischio
La maggior parte della popolazione è costituita da soggetti a medio rischio in cui l’unico criterio di selezione disponibile per strategie di prevenzione è l’età, essendo la neoplasia rara al di sotto dei 50 anni.
La probabilità di sviluppare un carcinoma colon-rettale aumenta con l’età e diventa rilevante dopo i 40 anni; il rischio si innalza bruscamente dopo i 50 anni e raddoppia ogni 10 anni di vita.
• Fattori dietetici
Alimentazione ricca di grassi e proteine animali.
Le fibre invece proteggono diluendo le sostanze potenzialmente cancerogene (amine eterocicliche) o accelerandone il transito e quindi riducendone il tempo di contatto con la mucosa.
• Fattori clinici
Polipi adenomatosi, di diametro> 1-2 cm, per l’accumularsi di alterazioni genetiche possono andare incontro a trasformazione maligna.
• Malattie infiammatorie intestinali (IBD)
I pazienti con rettocolite ulcerosa (RCU) presentano un rischio aumentato di sviluppare un CCR in stretta correlazione con l’estensione e la durata della malattia.
• Fattori ereditari
Esistono casi di carcinoma a chiara trasmissione ereditaria.
Poliposi adenomatosa familiare causata dalla mutazione del gene APC.E’responsabile di circa l’1% dei tumori al colon e si manifesta con lo sviluppo in età giovanile di centinaia o migliaia di polipi adenomatosi alcuni dei quali si trasformano inevitabilmente in tumori maligni intorno a 40 anni.
Sindrome ereditaria non poliposica del carcinoma colon-rettale (Sindrome di Linch) caratterizzata dalla presenza in una stessa famiglia di numerosi casi di CCR ad insorgenza precoce e in assenza di poliposi intestinale.
E’ responsabile di circa il 5-10% dei casi di CCR
• Rischio familiare
In circa il 15-20% dei casi, il CCR si presenta in pazienti con familiarità semplice o complessa.
• Familiarità semplice
I soggetti che hanno un parente di primo grado con CCR diagnosticato dopo i 50 anni di età, hanno un rischio relativo doppio o triplo, rispetto alla popolazione generale, di sviluppare loro stessi la malattia o di sviluppare un adenoma colo-rettale.
• Familiarità complessa
I soggetti che hanno un parente di primo grado affetto da CCR e diagnosticato prima dei 50 anni di età o che hanno due parenti di primo grado affetti da CCR hanno rischio 3-4 volte superiore rispetto alla popolazione generale.
Laboratorio Unico di Screening